Longarone, Erto e Casso

Longarone, Erto e Casso

I primi ritrovamenti di Longarone sono di epoca romana come confermano i resti di tombe romane e i resti di un’arteria di comunicazione.

Nel basso medioevo fu dominio vescovile fino al 1250, poi divenne possesso di Ezzelino III da Romano, nel 1300 degli Scaligeri, poi dei Da Carrara e infine dei Visconti ma nel 1420 divenne dominio della Repubblica di Venezia. Durante il periodo napoleonico nel 1806 Longarone divenne comune e nel 1866 venne annesso all’Italia. Durante la prima guerra mondiale Longarone fu sede di una nota battaglia il 9 novembre 1917 di cui fu protagonista l’allora giovane tenente Erwin Rommel.

Nel dicembre 1959 la cittadina, grazie alla tradizione ultracentenaria di alcune famiglie di gelatieri che fecero conoscere il gelato artigianale tradizionale italiano in tutto in mondo, diede vita alla prima Fiera del Gelato. Longarone è la sede della Mostra Internazionale del Gelato Artigianale (MIG).

Il 9 ottobre 1963 alle ore 22:39 il paese fu colpito dal disastro del Vajont, una strage causata da una frana staccatasi dal monte Toc e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provocando un’onda che scavalcò la diga e travolse Longarone, distruggendolo completamente e provocando 1.458 morti. Quella che è oggi l’urbanità di Longarone prende origine da un piano particolareggiato, approvato nel 1965 e fu il primo piano urbanistico a seguito del disastro del Vajont. Oggi il comune di Longarone conta più di 5.000 abitanti.

Il comune di Erto e Casso, situato nella Valle del Vajont, si trova in provincia di Pordenone al confine con la provincia di Belluno. L’esistenza di Erto è documentata da resti di età romana e da un atto di donazione di Sesto al Reghena risalente all’VIII secolo, mentre l’origine di Casso, più recente, è attestata nel secolo XI.

Tra i due abitati permangono anche notevoli differenze linguistiche: a Erto si parla un dialetto intermedio tra il ladino dolomitico e il friulano, mentre a Casso un dialetto veneto bellunese, simile al veneto arcaico. Anche dal punto di vista ecclesiastico i due abitati sono separati: Erto fa parte della diocesi di Pordenone, mentre Casso è in diocesi di Belluno-Feltre.

Fino alla fine del 1950 la comunità era profondamente legata all’economia agricola tradizionale, integrata con il piccolo commercio ambulante. A cavallo tra gli anni ’50 e ’60, la SADE realizzò il progetto di utilizzo della valle del Vajont come bacino artificiale. Nel 1960, in occasione dell’inizio del primo invaso di collaudo, si verificarono due frane: di conseguenza, venne disposto il monitoraggio del versante instabile, dell’estensione di 200 ettari. Il serbatoio venne nuovamente collaudato effettuando un secondo riempimento nel 1962 e un terzo nell’anno successivo. Nonostante l’imminenza della frana non vennero adottate misure adeguate di protezione degli abitati.

La notte del 9 ottobre 1963 dal vicino Monte Toc, situato di fronte alle frazioni di Erto e Casso, si staccò una parte della montagna che finì nel sottostante bacino idrico delimitato dalla diga del Vajont. Le onde che ne scaturirono distrussero completamente alcuni borghi vicini e parte dei due comuni. Questo tragico episodio, le cui vittime a Erto e Casso furono 347, è noto come disastro del Vajont.

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